mercoledì 16 marzo 2011

Senza Playstation??? Non sia mai!


Riporto questo articolo da qui.


Nucleare? Gli italiani se lo meritano!

Voglio ricordare un'immortale frase di Nanni Moretti: "Ve lo meritate, Alberto Sordi! Ve lo meritate!". Così, allo stesso modo, ho concluso che gli italiani devono avere le centrali nucleari, perché se le meritano.

Oggi ho scritto un postillo su Il Fatto, in risposta a Ferruccio Sansa che si poneva qualche domanda sulla vera necessità delle centrali nucleari rispetto al risparmio energetico. Era stato coperto di sterco nonché tacciato di nuclearista.
Nel mio post, ho provato ad esporre l'ABC del concetto di risparmio energetico. Non ho neppure menzionato la parola decrescita, figuriamoci, ho solo provato a ragionare sulla reale esigenza di produrre sempre più energia.

I lettori del Fatto non sono degli sprovveduti, per capirci non sono certo quegli utenti del Forum Azzurro che mirumir si diverte tanto a raccontarci. Eppure, il quadro che esce dai commenti è sconfortante. Persone che affermano che negli anni '80 non c'erano lavastoviglie, scaldabagni e frigoriferi, e che si viveva in una specie di dopoguerra; altri che trovano impossibile pensare di rinunciare a gadget di ogni sorta, urlando con disperazione: "Ma sareste disposti a rinunciare al Blu-Ray? Alla Playstation??" Come se ciò fosse la base dell'esistenza. Non riescono a vivere senza aria condizionata: "Come si fa poi a dormire??", senza videochiamare gli amici, senza microonde. E dopo aver parlato di dvd e home-theater, un lettore chiosa: "Devo forse rinunciare al progresso perché lei è terrorizzata dall'atomo? Ci rinunci lei, io di sicuro non sono disposto a cambiare di una virgola le mie abitudini."

Il nostro tenore di vita non è negoziabile. Questo dicono gli italiani.

Pensate ancora che ci sia bisogno di un referendum? Neanche per sogno. Basta dirgli che forse devono rinunciare al pelamirtilli elettronico, e correranno in massa a votare a favore delle centrali nucleari, anche piazzate nel cortile di casa se serve.

Ho capito allora che qui, e in pochi altri posti, si raduna un piccolo gruppo di carbonari, di neoluddisti, che si illudono che basti comunicare per far capire. Brutte notizie: nessuno capisce. L'impatto col mainstream è deflagrante, la società è composta da milioni e milioni di persone che non hanno la più pallida idea dei termini drammatici della questione, e rifiutano anche solo di prenderla in considerazione.

Lasciamo allora che abbiano le loro centrali nucleari. Se le meritano, in fondo. E non importa se ci toccherà "meritarle" anche a noi: in fin dei conti siamo solo un'esigua, esiguissima minoranza di eccentrici.


L'autrice di questo articolo si chiama Debora Billi. Mi trovo d'accordo con lei molte volte e questa non fa eccezione. Mi lascia però una notevole tristezza sapere che anche una fascia di popolazione più attenta della media faccia comunque gli stessi ragionamenti.
Qui il buonsenso però è andato per la sua strada e noi per la nostra.
Diciamo di voler mantenere il nostro stile di vita, quando, tra qualche anno, il costo del petrolio sarà così alto che il cibo crescerà vertiginosamente di prezzo e allora si che invece di pensare alle caz**te, penseremo a cosa mettere sotto i denti. Magari con una centrale nucleare spenta per mancanza di uranio nel cortile.
 
Tanto discutiamo un sacco del picco del petrolio, mentre poi quello dell'uranio per le centrali è passato da un pezzo. Ora stiamo usando quello che fu nelle bombe atomiche costruite anni or sono.

sabato 12 marzo 2011

Giappone e Meltdown


Le notizie sono troppo grosse per non essere commentate e riportate.
Per ora questo articolo comparso su Crisis a firma Pietro Cambi.

Reattore nucleare di Fukushima: Ci sono buone probabilità che il melt-down sia cominciato


Come ho scritto nel precedente post, dovrei essere, ufficiosamente, fermo per protesta. Faccio una eccezione perchè la notizia è davvero troppo grossa ( e triste) per essere taciuta.
Saprete dai media che lo spaventoso terremoto in Giappone ha coinvolto anche alcune centrali nucelari e in particolare quella di Fukushima. La centrale è stata fermata, ma i sistemi di raffreddamento di back-up  sono andati in crisi perchè i generatori diesel, entrati in funzione per l'ovvia mancanza di corrente elettrica, pare siano stati travolti dallo tsunami ( la centrale è vicina al mare). Qui cominciano i guai SERI. Anche con le barre di controllo giù la reazione va avanti per un certo tempo prima di fermarsi del tutto e con quella la produzione di calore. A questo punto era solo questione di tempo: nonostante i tentativi DISPERATI di far diminuire la pressione, con le pompe ferme il calore ancora prodotto dal nocciolo ha fatto aumentare questa pressione ben oltre i limiti di progetto finchè una immane esplosione ha distrutto tutto l'edificio di contenimento. Si è prontamente decisa una evacuazione degli abitanti (quelli sopravissuti) in un raggio di venti km, circa DUECENTOMILA PERSONE. Il Giappone non è l'UCRAINA, è un paese fittamente abitato, con una densità di popolazione quasi doppia di quella italiana, oltretutto concentrata per la maggior parte nelle zone costiere.
Le fonti ufficiali, finora, hanno ammesso l'esplosione, minimizzato le fughe radioattive e garantito che l'esplosione avrebbe danneggiato solo l'edificio, l'involucro esterno, mentre il reattore sarebbe ancora intatto con il suo guscio contenitivo.
Ci sono tuttavia NOTEVOLI probabilità che le cose non stiano cosi.
Premesso che in questi casi la figura da Cassandra d'accatto è sempre dietro l'angolo e premesso che sarei LIETO, anzi: LIETISSIMO di sbagliarmi, ci sono diversi indizi che mi portano a questa conclusione.

1) le cause dell'esplosione: le autorità hanno detto che è dovuta ad una fuga di idrogeno. ora: l'idrogeno si forma quando il vapore surriscaldato a temperature vicine o oltre i mille gradi si dissocia. Se le cose stanno cosi il nocciolo del reattore ha già raggiunto queste elevatissime temperature e quindi, con ogni ragionevolezza, l'esplosione ha danneggiato anche la struttura di contenimento vera e propria, se non l'ha direttamente coinvolta. A temperature cosi elevate anche l'acciao ed il cemento armato piu robusti diventano assai poco resistenti.

2) presenza di Cesio radioattivo misurato nell'aria. I vecchietti sentiranno un brivido correre lungo la schiena. Ci ricorda, correttamente, Chernobyl.
Questo Cesio non ci DOVREBBE ESSERE se la struttura di contenimento fosse davvero intatta. E' infatti un prodotto della reazione nucleare e non è solitamente presente nel vapore o nel circuito di raffreddamento, dove sono invece presenti altri isotopi a breve vita. La sua presenza indica che, con tutta probabilità LE BARRE DI COMBUSTIBILE NUCLEARE SONO STATE O SONO ESPOSTE ALL'ARIA.

3) Raffreddare con acqua di mare: e' una misura assolutamente disperata che si fa quando è chiaro che la reazione non è più frenata dalle barre di controllo, cosa dle resto provata dall'esplosione stessa.

In conclusione: la struttura di contenimento è stata progettata, in teoria, per contenere, giustappunto, anche un nocciolo in fusione. A patto, ovviamente, di non essere stata danneggiata. Il pompaggio di acqua di mare su qualcosa che è (era, si spera) abbastanza caldo da dissociare il vapore è una pessima idea o, per meglio dire, una azione assolutamente disperata: si rischia una nuova e definitiva esplosione perchè si sa che, in mancanza, il nocciolo comincerà a fondere.
E' bene chiarire che questo reattore, pur non essendo recentissimo, è un classico e collaudato reattore a bassa pressione. Un edificio dotato di tutte le sicurezze passive ed attive del caso. Costruito con criteri antisismici severissimi.
Eppure c'e' una concreta minaccia di una nuova Chernobyl, alla meglio di una nuova Three Miles Island, a poco più di cento km da Tokyo.
Ci si può fidare delle dichiarazioni (relativamente) tranquillizzanti delle autorità giapponesi?
Insomma: hanno dei discreti precedenti di cover-ups di piccoli e meno piccoli incidenti.
Molte delle cose che ho scritte le potrete verificare in questo articolo.
Per dettagli sulla centrale invece, c'e' santa wiki.
Teniamo incrociate le dita.
Update: naturalmente anche Debora ha scritto un articolo, piuttosto simile, su Petrolio. Quello che ho scritto pare tutto confermato, purtroppo.