domenica 8 febbraio 2009

Il caso Englaro


Riporto un post dal solito blog.

Il caso Englaro, il mister di turno e la notte della democrazia.


Credo personalmente, spero sbagliando, che ci troviamo in un punto decisivo per la storia di questo Paese. Il caso Englaro è il grimaldello che serve a scassinare ciò che rimane del processo democratico, del controllo dei poteri dello Stato, ed è destinato a spalancare la via alla definitiva presa di potere dell'esecutivo attuale. In due parole, a Berlusconi non frega nulla né di Eluana né del Vaticano: ma creare un blocco istituzionale con Napolitano ora significa avere la via spianata nei futuri scontri con la Costituzione. Dice Cataldo nei commenti di ieri:

Il conflitto sollevato sul caso "Eluana" è una delle mosse terminali di questo processo. Berlusconi fino ad oggi, visti anche i sondaggi, non si era occupato del caso, ma ora... Deve far passare due leggi incostituzionali al 100%, quella sulla "sicurezza", ovvero passare al razzismo di stato, e quella sulla giustizia, ovvero il passaggio dall'azione penale obbligatoria a quella decisa dagli apparati. Tramonterà presto anche la libertà di esprimersi sulla rete, perchè l'erosione dei diritti ha un andamento a palla di neve rotolante, che ingrandisce sempre più nel scendere la china.
Al solito la tattica è sempre la stessa, montare un caso enorme di conflitto totale, come il decreto di ieri, allo scopo di obnubilare i residui di dibattito sulle cose concrete. La tattica è di successo garantito, l'informazione è plastilina nelle mani dei manipolatori.


Ci si chiede di continuo, disperatamente, come mai nessuno si accorga di quello che succede. Come mai la stragrande maggioranza dei cittadini si ostini a bendarsi e a sostenere un governo eversivo o un'opposizione complice. Il doppio comitato d'affari, insomma. In genere, si dà la colpa a Emilio Fede o ai giornalisti venduti, all'ottusaggine del "popolo bue", e all'egoismo e ignoranza dell'italico pensare. Più semplicemente, si tratta di invece quello che Uriel chiama il pensiero mainstream, descritto molto bene in questo post.

(...) Il bisogno parossistico di dividersi in due fazioni ogni volta che un argomento sia portato alla loro attenzione. Queste due fazioni hanno le classiche qualita’ delle tifoserie calcistiche: per una delle due fazioni e’ assolutamente certo che il “fattore X” rappresenti il bene assoluto, e che a questo bene si possa sacrificare qualsiasi cosa (...) Ovviamente, a questa classe di militanti ciechi si deve contrapporre una classe di oppositori, i quali avranno l’opinione avversa.


Non so come si sia potuto generare un simile fenomeno. Quello che accade è che ogni cittadino "sposa" la sua parte politica in modo totalmente acritico, difendendola, e continuando a votarla, anche dinanzi ai misfatti e alle sputtanate più eclatanti. Esattamente come si fa con la propria squadra di calcio che "non si discute, si ama". La sostanziale differenza con la fede calcistica, però, è che qui ci vanno di mezzo i propri interessi: la libertà personale, la situazione economica, il futuro dei figli. Non è come amare Bruno Conti anche quando sbaglia il rigore. Ma nessuno se ne accorge.

L'Italia non è l'unico Paese in cui la politica assume forma dualistica: il "bello" di questa cosa, almeno così ci dicono, è che quando il governo sbaglia la volta successiva si vota per l'opposizione. E' quello che è accaduto in USA, dove milioni di ex-sostenitori di Bush hanno tranquillamente votato Obama.

Qui da noi è inutile persino sognarlo, l'Obama di turno. Non potrebbe mai e poi mai accadere. Un laziale che vota per un romanista? Mai, neanche sotto tortura. Così un berlusconiano continuerà a sostenere il ducetto anche se gli strangola i figli, così un dalemiano continuerà a stimare baffetto anche se gli ruba la moglie.

Certe volte mi sento accusare "Non me lo sarei mai aspettato da te! Ma allora sei di destra! Ma allora sei comunista!" Resto sempre basita di ciò. Poi capisco che su quel determinato argomento mi ero fatta un'idea che casualmente coincide con quella del mister di turno. E mi fa incazzare in modo bestiale, la costrizione all'incasellamento che scatta automatica nella testa di tante persone. Subito dopo mi spaventa, perché capisco che noi italiani, così abituati agli schieramenti pallonari, saremmo pronti a seguire la squadra del cuore fino in fondo all'abisso, ciechi e sordi per paura di sembrare incoerenti o traditori (a seconda della neolingua del proprio schieramento).

Insieme alla crisi, insomma, cala su di noi la notte della democrazia. Che sia Roma o che sia Lazio. E noi, fedeli fino alla morte, lasceremo che chi abbiamo "scelto" faccia del Paese carne di porco pur di non cambiare idea davanti agli amici. Non si discute, si ama.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il paragone fra come gli italiani intendono la politica e come intendono il calcio è intelligente. E sono pienamente d'accordo. D'altra parte noi "Italians" siamo così: capaci del tradimento di accordi apparentemente inossidabili (Mussolini che va a fare un patto d'acciaio dopo un'alleanza atlantica), e fedeltà a squadre di calcio e partiti politici anche in momenti in cui nessuno lo meriterebbe - vedi caso Calciopoli per la Juve e per la politica...gli esempi sono troppi. Concordo anche sul fatto che qui da noi è improbabile che arrivi un Obama. Sarebbe troppo bello. Ma se anche arrivasse, scommetto ciò che vuoi che non riuscirebbe ad arrivare a 6 mesi di governo.

Emanuele ha detto...

com'è ovvio concordo con quanto dici e ti ringrazio del contributo!